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Ospedale di Sapri : lettera della dottoressa Pina Cimmino

Sulla drammatica situazione dell’ospedale di Sapri, arguto intervento della dottoressa Pina Cimmino.
Il medico ospedaliero in quiescenza, che a 22 anni era in prima linea con coraggio e dignità accanto a Giovanni Iantorno,  prete del popolo capace di guidare una civile e democratica sommossa per l’apertura dell’ospedale di Sapri, con sapienza e competenza traccia le linee di una condotta ferma e inequivoca.
Alle sollecitazioni contenute nella lettera della professionista inviata alla stampa, si aggiunge una durissima nota del collega della Rai, Pasquale Scaldaferri
secondo il quale


“occorre lasciar perdere le giaculatorie dei politicanti da ascensore , vassalli amorfi e refrattari che non hanno in questi anni prodotto uno straccio di mozione da presentare nelle sedi istituzionali e un invito – prosegue Pasquale Scaldaferri – ai sindaci del golfo di Policastro, se non sono complici o peggio silenti esecutori delle nefandezze dei governi regionale e nazionale, a restituire le fasce tricolori, adottando dimissioni di massa come gesto estremo di ribellione e a ruota i cittadini consegnino i certificati elettorali.
Questo sì, sarebbe un gesto di grande civiltà democratica, politica e culturale , conclude Scaldaferri , è una lezione alla sciatteria di una politica stracciona ” .

LA LETTERA 
Pina  Cimmino 
Cari conterranei del basso-Cilento, dobbiamo prendere atto che per il governo regionale e centrale, noi siamo un non-popolo.
Non abbiamo peso politico, non identità storica, non capacità civica, non cultura, non utilità economica, non valenza storica, non valore umano, non dignità che meritino attenzione socio-politica, né promozione e neanche il mantenimento dello status quo, di quel minimo di tutela e di garanzia di vita civile, finora sudatamente raggiunto.
La nostra storia scrive nuove avvilenti pagine depredatorie. Allo scippo del tribunale di Sala Consilina, al taglio dell’alta velocità della strada ferrata, alla colpevole incuria delle condizioni di viabilità è richiesto pionieristico spirito carovaniero per raggiungere le aree più periferiche del nostro territorio, riportando alla memoria epici film western, si aggiunge una sorta di pulizia etnica eseguita in giacca e cravatta, perché gli autoctoni non avranno più diritto a dare ai figli i natali nel proprio territorio.
Succedeva già 50 anni fa. Vi ricorda nulla il nome di don Giovanni Iantorno?
Il Comitato di lotta per l’apertura dell’ospedale di Sapri, che di fatto è ospedale del golfo di Policastro e del suo hinterland?
Le nascite avvenute su veicoli di fortuna mentre le partorienti cercavano disperatamente di raggiungere in tempo i punti nascita degli ospedali più vicini? Macché!
Qualche nascituro scostumato aveva la pretesa di nascere prima, senza avere la decenza di aspettare l’arrivo a destinazione, in mano ad improvvisati e tremebondi ostetrici.
Il nostro territorio, orograficamente equiparabile, per disagio di distanze e di rete viaria, alle isole non merita per le donne, locali ed eventualmente villeggianti o in transito, una dignitosa e serena gestazione, né tantomeno un parto protetto in struttura deputata ad hoc, facilmente raggiungibile e con assistenza sanitaria e ostetrica!
A proposito, i notabili politici non dimenticassero di festeggiare la prossima festa della donna, sarebbe un’imperdonabile mancanza di bon ton! Non vi pare? Ah, un’altra cosa mi sfuggiva di suggerire: le tasse che paghiamo per garantire la sanità pubblica, non dimenticassero di utilizzarle per sostenere le convenzioni con strutture private.
Sarebbe bello che la chiusura del punto nascite fosse controbilanciato dallo spuntare, come un fungo, di una bella clinica privata, vero?
Esprimo stima e solidale sostegno a tutte le donne e agli operatori sanitari dell’UO di ostetricia e ginecologia del nosocomio saprese che, in questi anni, al limite del sostenibile per cronica carenza di organico, hanno fatto nascere i nuovi cittadini del golfo di Policastro e dintorni, al Presidio ospedaliero dell’ Immacolata di Sapri, prestando competente assistenza professionale ai neonati e alle loro mamme.
Ad maiora, eh!

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