Maxi evasione dell’Iva sui carburanti, sequestro da 260 milioni
Un colpo durissimo alle frodi sui carburanti: la Guardia di Finanza di Napoli ha sequestrato beni per 260 milioni di euro a un’organizzazione che, secondo gli investigatori, avrebbe messo in piedi una maxi evasione dell’Iva grazie a carburante importato dall’estero e rivenduto in Italia a prezzi stracciati.
Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli, su disposizione della Procura europea di Napoli e Bologna, ha eseguito un sequestro da 260 milioni di euro nei confronti di una società considerata il fulcro di una vasta rete criminale attiva nel commercio di carburanti.
Secondo gli inquirenti, l’organizzazione avrebbe aggirato sistematicamente il pagamento dell’Iva, importando carburante da Croazia, Slovenia e altri Paesi, per poi immetterlo sul mercato italiano a prezzi fortemente ribassati.
Al vertice del sistema ci sarebbe un imprenditore campano, già condannato in primo grado a otto anni di reclusione e alla confisca di beni fino a 73 milioni di euro. La società, formalmente intestata alla moglie, disponeva di un deposito fiscale a Magenta, nel Milanese, ritenuto strategico per le frodi carosello.
Il gruppo, composto da 59 indagati e 13 società, era stato già smantellato a marzo con l’arresto di otto persone. Un mese dopo erano stati individuati ulteriori beni per 20 milioni di euro, tra cui un resort turistico e oltre 150 immobili.
Il carburante veniva movimentato attraverso una catena di più di 40 “missing traders”, società di comodo che scomparivano senza versare l’Iva. Il giro d’affari, basato anche su fatture per operazioni inesistenti, avrebbe superato il miliardo di euro, con un danno stimato di 260 milioni per l’Erario.
L’organizzazione, infine, è sospettata di aver riciclato oltre 35 milioni di euro utilizzando conti in Ungheria e Romania.


