SAPRI :la trasparenza? Solo fino a un certo punto

ANGELO GENTILE
Questo paese, che troppi ritengono il più bello del mondo (modestia a parte), sotto il profilo urbanistico e dei servizi, spiace doverlo ammettere, è rimasto fermo al secolo scorso.
Prima dell’entrata in vigore della cosiddetta “legge ponte” urbanistica, l’unico intervento di rilievo fu la variante di via Kennedy con i relativi fabbricati.
Il Piano regolatore del 1977, che prevedeva una crescita oltre i 20.000 abitanti entro il 2000, si rivelò inefficace, incapace di adattarsi al successivo ed eclatante calo demografico.
L’unica eccezione fu la destinazione di due aree all’edilizia agevolata del piano PEEP nelle zone periferiche.
Nei decenni successivi non vennero previsti nuovi parcheggi nel centro urbano: si riutilizzò solo un vecchio progetto irrealizzato per un’autostazione di corriere sotto l’area ferroviaria, poi adibita in parte a parcheggi e a spazio per spettacoli.
Un tentativo di ampliamento si ebbe con il Mercato Coperto, ma l’area ha funzioni multiple e, dal giovedì sera al venerdì pomeriggio, non è disponibile a causa del mercato settimanale.
Successivamente piazza Plebiscito, nel cuore del centro storico, fu trasformata in area pedonale, eliminando il parcheggio e il doppio senso di marcia della ex statale 104 Sapri–Ionio.
Più di recente anche piazza Regina Elena, che offriva circa 50 posti auto, ha subito la stessa sorte: 1.600 metri quadrati di pietra chiara, abbagliante e rovente d’estate, privi di vegetazione.
Un vuoto alla De Chirico che lascia sgomenti ed interdetti.
L’ area oggi usata per la sosta indiscriminata di circa 100 veicoli è l’unico parcheggio totalmente gratuito e senza limiti di orario, ma si trova sulla fascia di pertinenza di una strada classificata come _statale_ . Questa sosta contravviene all’articolo 40 del Codice della Strada, che vieta fermata e parcheggio.
L’assenza di sanzioni non ne sancisce la legittimità, lasciando gli utenti in una condizione di rischio giuridico e soggetti a eventuali interventi repressivi.
È difficile, quindi, parlare di interventi urbanistici capaci di rilanciare traffico, commercio o aree verdi.
Ha prevalso una politica semplice personalizzata e redditizia: eliminare i parcheggi liberi, limitare gli esistenti a 30/60 minuti e trasformare le strade in zone blu a pagamento, a vantaggio delle casse comunali e senza offrire reali alternative agli automobilisti.
Una logica priva di progetto coerente e mai adeguatamente spiegata.
Oggi il Comune invita i cittadini a compilare un questionario sulla viabilità tramite i social media, escludendo peraltro una parte consistente della popolazione meno avvezza a questi strumenti.
Ma i responsabili ignorano davvero le dinamiche del traffico locale e gli effetti dell’eliminazione dei parcheggi?
E cosa hanno fatto finora?
È realistico pensare di ridisegnare la mobilità urbana con un campione così risibile?
Non sembra piuttosto un modo per avallare decisioni già prese, spacciandole per partecipazione popolare?
Viene anche da chiedersi perché esistano professionisti del traffico e della pianificazione urbana se poi si insiste a “risolvere tutto in casa”.
Ma davvero abbiamo le competenze giuste per tutto?
Un po’ di chiarezza sugli obiettivi sarebbe almeno doverosa, per non beffare una popolazione tenuta all’oscuro di quella che rischia di essere l’ennesima strumentalizzazione.
Del resto, come si mormora nei corridoi del Comune, “la gente deve sapere soltanto fino a un certo punto”: un motto che, se davvero fosse la linea guida dell’amministrazione, spiegherebbe la trasparenza in vigore meglio di tante delibere e questionari farlocchi.