21 Agosto 2025
pisacane -3

riceviamo epubblichiamo

Si riaccende il dibattito sulla rievocazione storica della spedizione di Carlo Pisacane.

Con una ricerca circostanziata, Antonio Esposito, già Presidente di sezione della Corte di Cassazione,  sottolinea come Sapri si è appropriata in modo esclusivo di un evento storico che in realtà coinvolge diversi altri territori in misura anche più significativa.

Esposito sostiene che una ricostruzione fedele degli avvenimenti del 1857 dovrebbe tenere conto di diversi fatti storici incontestabili.
<<Innanzi tutto, lo sbarco non avvenne a Sapri, ma sulla spiaggia in località Oliveto a Villammare, nel comune di Vibonati. Questa informazione -osserva Esposito- è supportata da documenti d’archivio e da una mappa trovata addosso a Pisacane stesso. Il Comune di Vibonati ha peraltro rivendicato l’evento con una targa nel 2016.
A Sapri, poi, Pisacane e i suoi uomini non trovarono il sostegno sperato dalla popolazione, che si mostrò anzi ostile, costringendoli a ritirarsi verso Torraca. E fu proprio a Sapri che presero atto del fallimento del previsto moto insurrezionale.

Il proclama della rivolta fu letto a Torraca, non a Sapri e le battaglie principali si svolsero nei territori di Padula e Sanza. A Padula, i “300” subirono pesanti perdite, con circa 150 uomini uccisi o fucilati dopo la cattura.
Carlo Pisacane, infine, morì a Sanza, dove lui e i superstiti furono attaccati dalla popolazione locale e dalle truppe borboniche. Sul luogo della sua morte fu posto un cippo commemorativo nel 1904, mentre a Padula si trova il sacrario dei 300>>.

L’autore contrappone a questi luoghi i monumenti eretti a Sapri, come la statua del 1934 e l’obelisco del 1957, che indica la spiaggia antistante come punto dello sbarco.

Esposito auspica una rievocazione storica più ampia e fedele alla realtà, organizzata da tutte le comunità coinvolte (Vibonati, Sapri, Torraca, Casalbuono, Padula, Sanza). 

Per il magistrato emerito, questa manifestazione dovrebbe seguire il percorso reale della spedizione, onorando il martirio di Pisacane e dei suoi uomini e ricordando <<il tradimento dei tanti che per ignavia, viltà o infamia>> causarono il fallimento dell’impresa. 

Infine, l’ex ermellino suggerisce di includere nel ricordo anche il patriota Costabile Carducci, ucciso dieci anni prima in un contesto simile
<<per mano dell’infame e spregevole prete Vincenzo Peluso, sicario di casa Borbone che, piombato da Sapri con i suoi sgherri, fece catturare e decapitare l’Eroe Risorgimentale>>.

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